Biography

Sarà forse perché è nata il 13/3 alle 13:33 che il numero 3 è diventata una costante nella sua vita. Tre sono le sue passioni; coltivate sin da quando sapeva usare solo pennarelli con i quali disegnava strani volti femminili. La sua triade è composta dal disegno, anche e soprattutto il fashion design, l’espressione del corpo concretizzata nella danza e la fotografia. Tutto il suo universo si sviluppa e si evolve sempre con una relazione imprescindibile che la legano a questi tre elementi, anche se il vero collante è la sua innata creatività. La voglio chiamare una creativa digitale perché ha saputo coniugare il suo personale senso estetico ed artistico ed applicarlo al mondo di oggi dove la velocità con cui avvengono i cambiamenti e il saper comunicare fanno la differenza. Ha saputo plasmare la sua creatività sul tessuto tecnologico e sulle innovazioni sociali in atto nella cultura giovanile riuscendo così a crescere, cambiare e reinventarsi sempre.

Muove i primi passi in senso vero e proprio a tempo di hip hop e, tra una base e l’altra, crea coreografie.

Questo diventa ben presto il suo chiodo fisso trasformandosi in uno stile di vita che la fa immergere completamente in questa cultura. La costanza con cui si allena, l’audacia con cui affronta gli stage in giro per l’Italia, le borse di studio ricevute e il coraggio con cui ha intrapreso un percorso diverso da quello ordinario non restano invisibili agli occhi di chi, a soli 18 anni, le affida una classe a cui insegnare non solo la tecnica ma a cui trasmettere la passione e la dedizione per questa disciplina; da li il sogno si fa più vero.

Il movimento e il fermento non riguardano solo il corpo; la sua mente è un continuo divenire, espandersi e produrre e sua madre continua a ripeterle come un mantra di inseguire i suoi sogni. Cosi inizia a muovere le sue mani e i suoi pensieri colorati si proiettano su fogli bianchi diventando disegni: si vede la fantasia, si vedono figure scintillanti che si intrecciano, le forme prendono vita, si vedono occhi, si vedono volti, sono donne. Io li ho visti: non sono donne, sono lei. Lei che si vede protagonista di questo universo personale sempre evolvendosi; lei ogni volta è diversa ma è sempre la stessa.

Qualcosa sta cambiando: nel 2011 prepara una coreografia e iscrive la sua classe ad un importante evento di danza frequentato da professionisti internazionali; per l’occasione decide di creare una divisa per i suoi ragazzi, per sentirsi davvero un gruppo. Stampa in serigrafia i disegni che ha realizzato sulle magliette.

Durante questo evento le magliette vengono notate, alle persone piacciono ed in particolare piacciono le emozioni che si percepiscono. Scatta qualcosa in lei si ricorda le parole della madre e decide di produrre i primi prototipi, una versione embrionale creata con un piccolo budget che non l’ha fatta scoraggiare bensì le ha dato la forza di intraprendere una strada innovativa: creare una pagina Facebook sulla quale esporre le proprie creazioni come una vetrina virtuale. Così è nato My Restless Brain: “la mia mente inquieta”. È nato con timore, quasi come una prova da affrontare con se stessa ma nel giro di qualche anno è diventato molto di più: i primi negozi, le continue richieste, la produzione che aumenta e di conseguenza per una persona come lei anche la sua voglia di esplorazione artistica è dovuta evolvere.

La cultura hip hop continua a rappresentare una parte importante e talvolta spinge per tornare ad emergere, e con essa anche le voglia di sperimentare e ricercare la bellezza nel mondo attuale e quotidiano che ci circonda per raccontare se stessa ma soprattutto per far vedere agli altri il mondo visto dai suoi occhi. Tutto questo la porta a non accontentarsi più delle foto che usa per pubblicizzare le sue creazioni; lei vuole dare un significato a tutto quello che fa; è cosi che si appassiona alla fotografia. Il suo approccio è quello tipicamente americano del Do It Yourself: compra una macchinetta, vai e scatta. La storia d’amore con la fotografia è segnata da un importante viaggio, quello a Londra nel 2015. Questa città le regala le emozioni di mille avventure; non ha avuto bisogno di spingersi chissà in quale posto per trovare l’ispirazione, le è bastato scendere in strada e camminare. Sentire i profumi, i colori, i rumori e soprattutto le persone: piccoli microcosmi diversi che ti passano davanti e che non puoi far altro che guardare e immortalare cercando di coglierne ogni minima sfaccettatura.

Se le chiedi che cosa voglia dire essere social, lei ti risponderà che “devi scavare dentro le persone, conoscerle e creare relazioni con loro, questo vuol dire essere social…. E devo anche dire che è quello che mi riesce meglio stabilire delle connessioni”. E’ per questo che è affascinata dallo street style e dalla urban photography; suoi scatti racchiudono in un istante una sensazione o la storia di una persona, sono tutto tranne che vuote.

Torna da Londra con un bagaglio fotografico nuovo e diverso, espone alla comunità virtuale il suo lavoro ricevendo apprezzamenti in quella reale. Inizia a lavorare come fotografa nei club della zona e riesce a catturare nel buio della notte le storie di tutte le persone che incontra anche solo per un attimo.

Esplora anche altre tipologie di shooting fotografici oltre a quelli nell’ambito della moda, fino ad arrivare ad immortalare creazioni gastronomiche. Si avvale della collaborazione di giovani professionisti come lei con i quali intraprende nuovi progetti ed esperienze. Ma questo ancora non bastandole, si sente nuovamente pronta per qualcosa di nuovo e vuole essere d’aiuto per gli altri, vuole che la sua esperienza e la sua storia vengano condivise, non per essere ammirata ma per essere uno stimolo. Per compiere questo crea nel 2017 un brand: NEVERDIE.

NEVERDIE è l’urlo che chiunque insegue un sogno, una passione o ha un’idea dovrebbe gridare a se stesso per trovare la forza di andare avanti e continuare a crederci sempre. E NEVERDIE vuole fare questo: si propone di promuovere attraverso un magazine le storie di questi artisti e nel contempo è anche una linea di abbigliamento che diventa la divisa informale di questa comunità, stimolando un senso di appartenenza e supporto reciproco. Questo progetto concretizza e racconta la sua avventura, anche se sono convinta che sarà solo il punto di partenza per qualcosa di più grande. Se qualcuno me lo dovesse chiedere, questa per me è Giada Ghignoni.


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